giovedì 27 settembre 2007

pensieri di poco conto, mentre Microsoft sfida Google

Ho un'incudine piantata giu per la gola. Dietro di me il padiglione 3 del centro fieristico di Halle impera sulla figura di una donna tedesca piegata dal tempo. Passeggia lentamente nel vuoto con uno striminzito sacchettino della spesa in mano. Impossibile capire da dove venga e dove vada. Attorno a noi c'e' un tale quantitativo di nulla che con gli occhi mi viene spontaneo cercare il mordiroccia.
Il cellulare non da segni di vita così timbro il biglietto del treno per sapere l'orario. Ancora mezzora e fa un freddo cane.
Poggio le ubriachissime chiappe sulla lucidissima panchina. Sono la nota stonata di una fermata del treno pulita come la toilette di una clinica hollywoodiana.
Difficile dire come cazzo sia finito lì. Impossibile legare la mia estate con un filo logico. Ho inseguito lattine in mare aperto in una notte senza luna, ho risalito un canyon e completamente zuppo mi sono vestito da untore per intrattenere dei turisti, sono stato accerchiato dai carabinieri perchè ho avuto la spavalderia di stare fermo davanti al portone di casa, sono volato a faccia in giu per la seconda volta e mi sono arrampicato per una trentina di metri in totale stato di incoscienza. Sono morto due volte, ho recuperato tutti gli amici e i parenti tutti prima di doverli cercare nel valhalla, mi sono reintrodotto nel social web dopo 12 anni di anonimato contestatore e sono finito a chiacchierare con Gabriele dopo cosi tanti anni che nemmeno mi pareva vero. Così mi sono imbarcato per google armato di taccuino e ho beccato Michela che ha recuperato uno sguardo intelligente, ma che mi combina le peggio cose. Ho roncolato un tedesco in mezzo a una discoteca, ho mangiato un gulash fenomenale e ho fatto il conto delle umiliazioni subite in un bosco, di notte, con una bottiglia di Gotto d'Oro in mano e il sapore della sambuca in fiamme in gola.
In tutto questo mi sono reso conto che ho conosciuto un marasma di persone tutte alla ricerca dell'anima gemella, dell'amico gemello, del fratello gemello, del collega fraterno, ma nessuna di loro si da il tempo di cercarlo. Sperano di trovarlo, pronti per cadere nell'illusione, nel polletto di gomma che sembra vero tanto è fatto bene.
Poi mi sono accorto che ho fatto lo stesso, proprio lo stesso, e mi sono messo a scrivere una vagonata di belinate in un blog.


Ah, Roberto, grazie di cuore per tutto.

mercoledì 26 settembre 2007

dirge of Pinkoscience

ok il blog è monitorato, non con fini di appagamento ma lè tutta roba che mi serve per sondare la rete usando la mia personalità -reale- che cerco di riversare con una discreta onestà e senza troppa vergogna qua dentro

una sorta di onestà disonesta come accade a tutti gli esseri umani decenti, ma con un boriosissimo tentativo di trasformarla in un'onesta disonestà onesta

a questo pro sono costretto da me stesso, dalla polizia di Pinkoburgo e soprattutto dal calcolo del tempo sprecato per attività di secondaria importanza a proporvi due esempi di debito neurologico aggravato

uno fresco, corale, che mi vede impegnato vocalmente



e uno datato ma che mi vede protagonista con qualche etto di più in saccoccia e una pettinatura che tarantino me lo mangiavo al brunch




ah l'autoanalisi conservativa di infimo livello,
fa miracoli

lunedì 24 settembre 2007

quelli che gli si spaccano monitor e pc

Una domanda. Che differenza c'e' tra web 1.0, 2.0, real life e una giornata a Vancouver? La stessa differenza che c'e' tra una rosa e un tulipano.



Se convinci una persona che non perderà mai un dono questa ci crede, perchè qualsiasi essere umano ha una dose di imbecillaggine pari alla sua paura del nulla.
La Polizia del Pensiero di Pinkoburgo non approverà queste parole, ma credo di potermela cavare raccontando del Beate Uhse.
Quando mi prendono mi tocca succhiare tutta la misera sfilata di quei coglioni. Il sergente "tira fuori le palle" è un pezzo d'uomo, sempre sbronzo, sempre allegro, ma ha un cuore solo. Quell'altro, il pelato, è un voyeur. A volte fanno entrare una ragazza che mi insulta e lui mi guarda subire dallo specchio finto. Ogni volta che c'e' un calo di tensione vedo il riflesso del suo sigaro, sento i suoi occhi addosso, sento la sua mancanza di giudizio. Guarda per guardare. Fatalista del cazzo.
A volte nella stanza entra anche il tizio buffo. Il nanetto che da direzioni a destra e a manca. Tutti seguono quello che dice. Ha degli occhialoni neri e dei baffoni neri ma la falsa maschera di un falso Groucho non gli calza. Lui fa le domande. Lui è il più figlio di puttana di tutti.
Per ora la strada sembra tranquilla. Le mosche affollano abusivamente la zanzariera. La sagoma della mia mano sulla bottiglia appannata di birra forma un'impronta di lettere quasi leggibili che si frantumano contro una fragile condensa. E' un gioco di specchi. Tutto è un gioco di specchi. E' impossibile venirne fuori. Tu mostri il sorriso più disponibile e qualcuno ci vede sbandierate le tue chiappe o un bel dito medio con la scritta -fottiti- dipinta sull'unghia. Dipinta a chiare, chiarissime lettere.
E' un pensiero che occupa l'orizzonte. E' questo il pensiero che impedisce di scrivere, sapendo che si scrive per trasmettere un messaggio con la sicurezza che il messaggio diventerà uno straccetto informe torso di mucose. E questo capita a chi il mezzo e il messaggio li ha al sicuro nelle mutande. Un ribelle caucasico confusionario non ha speranza. Ha già un discreto fondoschiena ad essere nato ieri.

Cazzo, eccoli.

-ok scumbags, you'll never take this page alive! you mother....-
-no Pinko commie, stop! you wrote the worst post ever! that's ok for us...but if you'll destroy this page, you'll be in a big disgrace.... we will fuck you-
-....idiots....-

domenica 23 settembre 2007

mercoledì 12 settembre 2007

come eravamo

Eravamo soli, fidanzatini, primo lavoro, prima università, servizio civile, militare o di partito. Eravamo trent'enni all'arrembaggio di un giovane internet giovane o vent'enni pionieri, di quelli che il 2.0 se lo sono più o meno inventato in gruppo.
Eravamo persi nei fatti nostri, quand'ecco che un gigantesco segnalibro è letteralmente calato dal cielo.
In fondo certe cose lasciano il segno.
Io ero fidanzato, qualche chilo di più sulla pancetta e meno nervoso. Giravo per casa alimentandomi sgraziatamente mentre spingevo igz, il portale creato, gestito e lanciato verso le stelle in tre e poi lasciato cadere ignobilmente.
Nelle mie orecchie giravano speed e techno, toni cyberpunk, gli Aphex Twin e compagnia cantante, anzi sonante. Ritmo e ricerca dati. All'epoca ero discretamente fenomenale. Pescavi i riferimenti su IRC o sulle aziendali Java e ti perdevi in ftp personali, pubblici dove pescavi di tutto e all'epoca, in buona parte, era anche materiale originale. Non che importasse il cosa, ma il come il quando, immerso nel buio di una città che dorme fino alle 7 del mattino. Tempi dilatati, birra, 4 o 5 film di sfondo, un libro a occhi rossi e, come mi ha ricordato qualcuno, le 4 ore di allenamento a Quake che per seccare un ISDN nazionale con un 56K c'era da sudare.
Tutto questo mi è tornato in mente perchè anche qualcun'altro ha pelato il segnalibrone dell'11 Settembre.
Cosa sia cambiato non lo so. In me qualcosa ma non per l'11 Settembre.
Ho sempre saputo che se apri un uomo escono le budella, anche da piccolo,
e ho sempre saputo che i gatti senza il marchio Disney muoiono.
Quello che non conoscevo era la reazione di un mondo mediatizzato a un evento catastrofico di natura violenta ed intenzionale. Un evento sparato nell'etere all'istante, tanto che il secondo aereo l'abbiamo visto in diretta, in molti, che si pensava ancora a un incidente.
Tanto che nel web giravano già immagini di gente sospesa a mezzaria, sorpresa dalla vita, che poco prima era a chattare nel proprio ufficio o a rispondere nello stesso forum dove erano quelli che ora se lo rimiravano, immobile e vivo solo in quei quattro pixel sfocati.
Tanto che l'irritazione dei media è diventato un fattore talmente evidente da aver cambiato in un secondo il tenore delle pubblicità, il modo in cui le leggi assolute vengono proposte e pubblicizzate dalle nazioni, il modo in cui le personalità si promuovono, si difendono dalla folla e la stupiscono.
C'era già, tutto questo, ma è comunque cambiato tutto con quell'emozione.
Quell'emozione che moralmente molti definirebbero sporca, vigliacca. Quella sensazione di straordinario di fronte a cinque mila vittime bruciate, deflagrate, fuse col metallo e dilaniate. Vittime che mediaticamente valgono un'epidemia o una pulizia etnica a testa. Vittime che mediaticamente hanno prodotto un muro di informazioni allucinante: movie reactions, documentari, riunioni, discussioni, complotti, speranze, ennesimi misteri siderali in cui pucciare il cranio.
Dieci guerre assieme non avrebbero potuto tanto, nemmeno nell'era 2.0.
Un momento, immediato, sintetizzabile, in grado di spaventare, esaltare, di essere immortalato nella sua interezza e popolato dalle grida di persone che pensavamo non potessero gridare così. Poteva quasi essere l'inizio di un film di Michael Bay e anche se lo so che si muore tutti e anche se lo so che gli eroi non esistono, probabilmente, l'avrei preferito. A costo di dimenticare quel pomeriggio in cui ho capito perchè mi trovo tanto bene su internet.

sabato 8 settembre 2007

quel giorno che non volevo scrivere niente sul v-day

l'ho notata la citazione infausta, ed io, io avrei firmato lo stesso, perchè farsi guidare da un comico è una di quelle cose alla meno peggio a cui ormai mi sono abituato

d'altronde vivo in un paese dove puoi essere il migliore nel tuo campo ma deve piacerti davvero molto guidare e tuo zio deve conoscere qualcuno, oppure ti tocca fare quella che un tempo era la gavetta e che oggi si chiama "parlare dietro a quello che in quel momento non c'e'"

sono abituato, ma non ho accettato, perchè io sono italiano, mica devo fare l'italiano

ed ecco che non ho firmato,
sia chiaro però, non trovo strano che sia un comico a fare proposte, non trovo strano che utilizzi il proprio linguaggio spettacolare, non trovo strano che la gente debba essere trascinata davanti all'evidenza e non trovo strano che un comico lavori, frequenti tutti i cda, si stanchi e si produca da solo la corrente elettrica prima di parlare, anche se poi ci guadagna in ego e in denaro

quello che trovo strano è deprecare il modo di fare "italiano" e al contempo chiamare una giornata vaffanculo day, perchè se c'e' una cosa che l'italiano (medio s'intende) sa far bene è sfogarsi col governo anche quando non si pagano le tasse, sfogarsi col vicino perchè non sposta mai la macchina, sfogarsi contro l'amministrazione pubblica anche se si usa la strada come un bidone della spazzatura

ed ecco che il vaffanculo day incarna quel populismo che ci vede tutti qua a brontolare, incarna quel particolare modo di mandare affanculo qualcuno perchè non ha rispettato una precedenza per poi non rispettare una precedenza e un sacco di altre piccole stronzate rilevanti

ecco, sarebbe bastato un qualsiasi altro nome e avrei votato, perchè non era niente male

martedì 4 settembre 2007

quandeccoche

Allora, stavo tirando le somme. Oltre all'estate quanto mi costerà una disattenzione (non sono incinto) nel solo mese di settembre?

Al 99 per cento bucherò il romagna camp e già butta male visto che è un camp mostruosamente appetibile e agli inizi della blogocarriera è un appuntamento imprescindibile.
Via anche l'aperitivo sociologico che sarebbe stato un buon rientro urbinate.
Via il rientro tranquillo a Urbino e via studio tranquillo.
Saltato un corso estremamente remunerativo in un momento assolutamente infausto.
Via la fungata.
Via la combo concerti milanese dopo un'estate in cui mi ero ripromesso di calcare la scena....un fallimento a dir poco spettacolare.

hum beh, lo so, è l'ennesimo post recriminante dell'anno. Però se ti tirano un gravitone di marmo sulla schiena e hai ancora le corde vocali un lamento ti scappa

comunque, ricapitolando, stavo tirando le somme e la mia milza si stava nuovamente intristendo quando ho trovato il video tribute più massiccio dell'universo

lunedì 3 settembre 2007

Lezioni di condizionale

Ti avrei visto spuntare tra folla e avrei inclinato la testa fingendo di guardare chissadove. Avrei salutato tutti, tu per ultima, col piglio di chi sa qualcosa che gli altri non immaginano nemmeno. Per l'ennesima volta avrei bevuto l'ennesima birra media cominciando a sproloquiare tra sguardi scocciati e sguardi divertiti. Ancora una volta avresti pensato quanto ero strano, ma in fondo simpatico. L'avrei capito, ma la piega amara in fondo al tuo sorriso mi avrebbe lanciato un onda di vuoto tra le viscere, di nuovo. Avremmo chiacchierato delle stranezze del mondo, al solito, ma sarebbe stato piacevole, al solito, e tu avresti tirato fuori quel sorriso amaro, al solito. Ma io non mi sarei chiarito e le nostre voci sarebbero scemate, nel silenzio. Qualche ora dopo ti avrei visto andar via, magari con qualcun altro che almeno un apprezzamento da due soldi è in grado di farlo.

L'avrei fatto comunque, se avessi potuto.